La premessa è che amo scrivere.
L’ho sempre fatto da che ne ho memoria. Mia madre alle elementari mi regalò un diario segreto con una copertina di stoffa rossa ed un lucchetto dorato e, sebbene per lei io abbia avuto mai segreto, ho scritto tanto, perché uno dei miei sogni nel cassetto è sempre stato scrivere.
Idee, pensieri, propositi e scarabocchi. Vivo con la penna in mano e l’odore della carta dei miei mille quaderni.
La premessa è che durante la quarantena, oltre a cucinare tanto ed incessantemente, è tornata la voglia di scrivere (di tutto, comprese idee sciocche e leggerezze. Soprattutto.).
Per me. Per gli altri. Di confrontarmi, di mettere a nudo i sentimenti e passioni.
Dopo giorni di sole forte Giugno si porterà via una primavera meravigliosa, ma io sono pronta ed ecco una serie più o meno esaustiva di cose da fare.
Togliere il piumone dal letto, chè fa troppo caldo per essere nostalgici e dare il benvenuto alla nuova sdraio per il giardino su cui trascorrere pomeriggi lenti e pigri al sole per colorare cuore e pelle.
Prenotare un ciclo di fanghi drenanti dall’estetista che l’estate sarà anche atipica quest’anno, ma non voglio di certo ricordarla per quel cuscinetto antipatico dietro la coscia.
Vorrei alleggerire la testa e andare di pancia in quell’avventura che mi hanno proposto perché per sentirsi liberi a volte bisogna avere coraggio e buttarsi e trovarcisi nelle cose della vita (MEMO: non lasciare che le opportunità bussino alla tua porta, creale).
Prendere un completino sportivo nuovo per il workout e per la meditazione (MEMO: ricorda di unire le mani davanti al petto dal 15 al 21 Giugno per la yoga week).
Toccare la sabbia e camminare a piedi nudi con la salsedine fra i capelli, tra le mani il mio bianco preferito e i miei hexagonal sul naso, che il sole inizia a picchiare forte come il cuore dopo il primo bacio.
Preparare il salmorejo ed il gaspacho, che se non posso andare in Spagna e rilassarmi al sole di Barcellona, almeno ne ritrovo il sapore, ne gusto la consistenza e cerco un flamenco su Spotify per ricordarmi che a volte l’amore è profondo e struggente, è malinconia e ritmo, passione e tensione.
Vorrei rivedere “Call me by your name” e cercare quei colori tra le foglie del nespolo, i giochi dei raggi di sole e vagare di notte tra sale ed affreschi ed aspettare e sperare.
Andare a correre al tramonto per eliminare il suddetto cuscinetto e per coccolare il cuore, perché ogni anno mi riprometto di godere del momento in cui a giugno il cielo si fa rosso, arancio, poi giallo e viola e rosa e, all’improvviso blu, la sera dopo le 9, ma non ci riesco mai.
Sento che questo è l’anno buono.
Voglio chiudere gli occhi ed annusare l’aria, che sa di erba tagliata e di fiori appassiti, sentire i rumori del giorno che pian piano si fanno più opachi fino a sparire e lasciare il posto al buio ed al silenzio, ai grilli e alla luna.